Barbapapà, la famiglia ecologista soffice come zucchero filato

Barbapapà
La mia passione per la natura è anche un po’ merito di Talus Taylor.
Il nome può risultare sconosciuto, ma sicuramente non lo è la sua più celebre creazione: Barbapapà (che in francese significa “zucchero filato”). E’ morto poco più di un mese fa e questo post è un tributo dovuto all’ideatore di una delle serie a fumetti, poi diventata cartone animato, più ecologiste che io abbia mai avuto modo di apprezzare.
La famiglia dei Barbapapà è contro il maltrattamento degli animali, l’inquinamento, la speculazione edilizia. E non solo, perchè rompe gli schemi in molti modi: il babbo è rosa e potrebbe esserci un’intenzione femminista; mentre Barbamamma è nera, in un mondo in cui la discriminazione razziale era ancora ben radicata. Questa colorata famiglia dalle forme tondeggianti è stata concepita negli Anni ’70 ed ha conquistato il mio cuore dal primo momento, a partire dalla coroncina di fiori che Barbamamma sfoggia con eleganza (l’anno scorso, non ho resistito, ne ho comprata una anch’io).
I due genitori hanno sette barbabebè, ognuno con un colore e carattere ben definito. Se la mia preferita è sempre stata Barbalalla (verde e musicista, appassionata di botanica, si trasforma talvolta nello strumento che suona), ho sempre avuto un debole anche per Barbottina (arancione e intellettuale, sempre pronta a stuzzicare) e Barbazoo (veterinario dalle sfumature giallo limone, conosce alla perfezione tutti gli animali, le piante ed i tipi di clima, ecologista convinto!).

Talus Taylor nacque negli Anni ’30 a San Francisco (leggi qui l’articolo dedicato a questa città), era un insegnante di matematica e biologia. Conobbe Annette Tison, che ai tempi studiava architettura alla Sorbona, a Parigi. Fu con lei che diede vita alla deliziosa famiglia morbidosa dei Barbapapà. Galeotta fu una passeggiata al Jardin du Luxembourg dove Talus, che ancora non parlava bene il francese, sentì un bambino chiedere ai genitori “baa baa baa”. Più tardi, al tavolo di un bistrot, Annette gli spiegò che il piccolo voleva uno zucchero filato (‘barbe à papa’, in francese). Così, mentre gli studenti intorno a loro parlavano di rivoluzione e filosofia (era il maggio del 1970), l’uomo iniziò a fare semplici disegni sulla tovaglietta di carta. “Fu così che nacque il personaggio. E anche il mio matrimonio” dichiarerà in seguito Talus. Sposò Annette e visse con lei tutta la vita nel suggestivo quartiere di Montparnasse, mentre il fumetto ebbe un successo clamoroso, tradotto in oltre 30 lingue e trasformato presto in una serie animata che arrivò in Italia su Rai2 nel 1976, con la sigla di Roberto Vecchioni.

I Barbapapà sono in grado di prendere qualsiasi forma utile a risolvere la situazione. “Resta di stucco è un barbatrucco” è la frase che ogni volta precede la trasformazione e il termine ‘barbatrucco’ è ormai entrato a far parte di molti dizionari italiani con il significato di ‘espediente ingegnoso’. Negli ultimi episodi la famiglia costruisce una casa dove tutti gli animali possono trovare riparo dall’inquinamento, dal traffico e dalla caccia, una moderna Arca di Noè. Ma la vita diventa insostenibile ed abbandonano la Terra. Gli uomini, rimasti soli, comprendono che la Natura va rispettata; è allora che i Barbapapà vi fanno ritorno.
Ci sono persone che non ho mai conosciuto, ma a cui sento di dover tanto. Tra Marilyn Monroe e John Fante, un posto (anzi due!) spetta sicuramente a Talus Taylor e Annette Tison.

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